- C’era una volta...
- Un re! — diranno subito i lettori.
- No, non ancora. C’era una volta un uomo, molto appassionato di pippe.
Non so come andò, ma il fatto è che un bel giorno quest’uomo, il quale aveva nome Bottino, ma che tutti usavano chiamare Onanetto, prima di coricarsi decise di farsi la pippa della buonanotte.
Quella fu una pippa memorabile. Onanetto fu preso da una foga incredibile e prese a sbatacchiarselo come non aveva mai fatto prima contro le pareti della stanza poi sul tavolo.
La mattina seguente fu svegliato da una vocina:
- Mi consenta, babbo io scendo in campo a giocare.
Onanetto saltò su come un grillo e quel che vide farebbe rabbrividire il primo spettatore dei film di Dario Argento. Davanti a lui, in doppio petto, se ne stava un piccolo burattino coi capelli disegnati.
- Co Co Cosa sei tu? - Disse Onanetto, ma prima di avere risposta si trovò la casa invasa dagli amici del burattino generato dalla sega della sera prima.
- Questo, babbo è il mio amico D’Utrignolo, e questi sono i suoi amici, da oggi si stabiliscono qui.
Onanetto, che aveva sempre desiderato un figlio ma, non aveva mai trovato la donna disposta a darglielo, anche per via del suo egoistico hobby, non ci pensò due volte ad adottare il burattino dalle sembianze vagamente umane.
- Ti chiamerò Onanocchio. Disse.
Onanetto avrebbe voluto per Onanocchio un futuro da avvocato mentre il burattino voleva diventare burattinaio, e un giorno gli disse:
- Se divento burattinaio, babbo, di avvocati ne avrò quanti ne voglio.
- Va bene – disse Onanetto – però non devi dire bugie, devi diventare un burattinaio onesto, almeno quando sei in pubblico altrimenti…
- Altimenti cosa? – chiese Onanocchio preoccupato.
- Altrimenti, dovrai rinunciare alla bellezza, diventerai brutto, grasso, basso e pelato.
Onanocchio andò avanti ed in pochissimo tempo creò un impero, realizzato per sua ammissione partendo dal nulla ma onestamente.
Un bel giorno sulla sua strada ci si mise un giostraio di un circo bolscevico che cominciò ad ingabbiare tutti i suoi amici per farsi pubblicità e diventare famoso, per far parlare di se li faceva esibire come fenomeni da baraccone nelle piazze del paese, tentò di ingabbiare anche Onanetto ma riusci a sfuggirgli scappando all’estero.
Il giostraio rosso avrebbe ingabbiato anche Onanocchio se non fosse stato grazie all’intervento di una fatina azzurra chiamata Italia che lo tramutò, per salvarlo, da burattino in burattinaio. Fu così che il suo sogno si realizzò.
In quel momento si rese conto, però, che quello che gli aveva detto Onanetto era vero, diventò brutto, basso e pelato, era inguardabile ma siccome è sempre stato un lungimirante si era comprato tutti gli specchi, i giornali e le televisioni del paese che avrebbero potuto ritrarlo com’era veramente.
In questo modo decideva lui come mostrarsi ed è così che ancora adesso incanta le persone con i suoi show.
Si narra che, ancora oggi, sia il miglior burattinaio in circolazione, anche perché ha eliminato quasi completamente la concorrenza.
Prof.Spalmalacqua
7 commenti:
La balena, Prof. hai dimenticato la balena che si mangia l'Onanicchio!
Guarda se proprio si deve mi sacrifico io, basta che ce lo leviamo dalle scatole, zebedei, coglioni, palle... dite voi, per me va bene tutto :D
Hai ragione c'ho pensato, ma non sapevo proprio dove metterlo Ferrara.
Ferrara?
Ma la Fata turchina!
Le favole aiutano i bambini a crescere e gli adulti a resistere in un mondo che,troppe volte,è tragicamente reale.
Saluti da Mangiafuoco!
Questo è l'Onanetto di Arcore? a quello di Collodi gli fa una pippa :-).
@ Undine: Però il turchino non si accosta col mattone della sua barba, preferirei fargli fare il trio col gatto e la volpe, Feltri e Vespa. Diciamo che è una bozza e si può ancora modificare.
@ Oidualc: Speriamo che crescano veramente questi bambini perché la situazione è spessa come si dice a Milano. (forse anche da altre parti).
@ Pattinando: Già ed è la dimostrazione vivente che non si diventa ciechi.
"I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori."
Silvio Catone.
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