Che cos’è la satira?

Secondo Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Satira).
La satira è un genere della letteratura, del teatro e di altre arti caratterizzato dall'attenzione critica alla vita sociale e, spesso, personalisticamente alla condotta di taluni soggetti di pubblica notorietà. La satira ha in genere un contenuto etico, soggettivamente ascrivibile all'autore, sebbene di pretesa generale condivisibilità, ed effettivamente il messaggio trasmesso è per solito coincidente con le relative inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere.

La satira è quindi un arte, un genere poetico che ha come obiettivo quello di sbeffeggiare i potenti, dissacrare per far riflettere.
Essa ha origini molto antiche e molti studiosi ne intravedono i primi caratteristici connotati già in opere della Grecia antica, come la Lisistrata di Aristofane.

Un’arte però senza dubbio scomoda, pericolosa e da imbavagliare perché capace, con ironia, di spiegare argomenti importanti, di far ragionare sulle situazioni, di andare oltre la limitazione di pensiero imposta dall’alto e non è mai un bene che il popolo ragioni.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla estinzione di quasi tutte le riviste del genere partendo da quelle degli anni 70, come “l’arcibraccio” e “il male” fino ad arrivare agli anni 90 con “Cuore”, dopo il quale non c’è stato più nulla.

Per quanto riguarda la televisione il processo di epurazione è stato invece più lento, ma altrettanto efficace, è quasi impossibile fare un elenco degli artisti epurati dalla Tv negli anni, quello che possiamo dire è che i lavori sono pressoché terminati.

A questo punto è cominciata un inversione di tendenza da parte del mondo politico nei confronti della satira; sbaglierò ma a me sembra che tutti (TUTTI) facciano “a mazzate” per apparire, ora, più liberal e garantisti degli avversari politici. Non sarà perché siamo in campagna elettorale?

Basti guardare le sterili discussioni messe in atto, ad hoc dai media per far risalire l’Italia dal fondo della classifica dei paesi più liberi, per libertà di stampa, nelle settimane in cui andava in onda il programma di Celentano, Rockpolitik.

Quella trasmissione mi è sembrata come una partita di calcio premio per detenuti che si sono distinti. 90 minuti di sport dove la libertà è limitata ai confini del campo di calcio.
Tutto questo per poter dire che in Italia la libertà c’è? E quanti ci hanno creduto?

Si è cercato anche di darle una connotazione appiccicandole un etichetta politica. Sia ben chiaro una volta per tutte, la satira non è di parte, perché non ha padroni, la satira è libera. e vorremmo che rimanesse tale.
Piuttosto si dovrebbe dire che c’è una parte politica che la tollera meno e una che non la tollera affatto, ma questo non ci è permesso..

Oggi la satira è in prognosi riservata, in coma farmacologico, tenuta in vita da pochi hanno ancora interesse a farla vivere ed i politici che hanno quasi vinto la battaglia si sentono in diritto di ricostruirla a loro piacimento. Questo non dobbiamo permetterlo.
Liberiamo il diritto di satira.
Prof.Spalmalacqua