In casa centrosinistra non ci si annoia proprio mai. E’ cominciato proprio in questi giorni, il gioco dell’incularella.
L’Incularella è un antico gioco praticato da esponenti politici della stessa coalizione, fin dai tempi più remoti. La sua caratteristica principale è l’assoluta mancanza di regole. Da quest’anno ha cambiato nome in “Elezioni Primarie” e coinvolge, ma solo per un giorno, anche la gente comune.
Mentre continua, in Sicilia, la disputa Borsellino-Latteri a Milano è iniziata un’altra competizione. Bruno Ferrante candidato DS, attacca Dario Fo candidato per rifondazione, colpevole di solidarietà aggravata e non concordata nei confonti dei rifugiati politici, che in questi giorni hanno occupato lo stabile di via Lecco, per protestare e denunciare la loro situazione di totale abbandono.
A dare manforte al proprio candidato scende in campo Franco Mirabelli, segretario provinciale DS, quello che voleva dare una casa alla “stragrande maggioranza dei cittadini”, promessa più modesta di quella del presidente del consiglio ma ugualmente falsa.
Ferrante, che ha appreso la notizia al trucco e parrucco di via Fortezza 1, ha consigliato ai profughi di rivolgersi alle autorità competenti, comune e prefettura.
Detto, fatto. I migranti si sono recati dall’assessore alle politiche asociali Tiziana Maiolo che senza interrompere la partita a tetris ha detto di poterli ospitare nel centro di prima “accoglienza” di via Correlli.
Dal CPT però ribadiscono il loro NO. Non c’è posto per altri 270 rifugiati, non siamo in grado di offrire loro le doverose torture.
La divisione continua
Prof.Spalmalacqua
3 commenti:
Caro professore sei troppo forte, il gioco dell'incularella dai politici oramai è noto:E poi parlano male dei gay? :-) L'ESPLORATORE
Esimio Prof.
la prego di consigliare ai partecipanti tutti al suddetto gioco almeno l'obbligo di usare il profilattico onde evitare peggiori conseguenze quali la nascita di nuovi "bastardini"politici.
Con preoccupazione Suo Saccheggiatorcortese
La cosa brutta è che loro si divertono e quelli che si ammalano siamo noi. Mannagg
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